Le origini

Un mastino, antenato del Cane di Mannara, era presente in Sicilia sin dall’età del bronzo, come dimostra il ritrovamento di reperti ossei in siti archeologici a chiara economia agricolo pastorale. Introdotto dai Fenici nel I° millennio a.C. nel corso dei loro frequenti commerci lungo le rotte del Mediterraneo e diretto discendente del Molosso d’Epiro. Tracce della sua presenza si trovano nelle monete dei Mamertini del IV secolo a.C. che raffigurano un cane di tipo mastino posto a guardia del tempio di Adrano, in provincia di Catania. Ha subito poi l’influsso dei cani nordafricani dei pastori berberi nomadi, importati in Sicilia forse già durante le guerre cartaginesi tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. e poi nell’878 d.C., durante la dominazione araba che ha influenzato per più di due secoli l’agricoltura siciliana. Storicamente poco esigente, adattato da secoli a un’alimentazione povera a base di pane raffermo e scarti di lavorazione del latte. Si ritiene abbia una particolare resistenza alle malattie endemiche dell’Isola, anche a causa di una dura selezione naturale.

Fin dall’antichità, i mastini siciliani sono stati destinati a custodire la ‘mannara’, nome che deriva dall’arabo ‘manzrah’, che sta ad indicare l’ area chiusa destinata a classico ricovero notturno per gli animali tipici della pastorizia, pecore e capre in primis. In montagna era costruita con un muro di pietre a secco o di altro materiale di fortuna recuperato in zona,  alto un metro e mezzo, su cui venivano sistemati rami di ginestra spinosi o di susino selvatico. Lo scopo di una struttura del genere era chiaramente quello di proteggere il gregge dall’attacco dei predatori, principalmente lupi, poi estinti in Sicilia dal 1935. Chicoli (1870) nel suo ‘Riproduzione, allevamento e miglioramento degli animali domestici in Sicilia’ sosteneva che i pastori sceglievano una specifica razza di cani locali, cane da pastore di grossa taglia con mantello lanoso, per analoga funzione  Anche Migneco (1987) parla di un cane da pastore in Sicilia: altezza sopra la media, tozzo con testa grande e muso squadrato, orecchie piccole leggermente a goccia, pelo ruvido e riccio a pelo lungo, coda lunga fino al garretto. Il loro mantello era sbiadito di nero, erano feroci e vincevano sempre contro i lupi. La razza è stata allevata nell’isola, integrata nel sistema agricolo locale dove gli allevatori di bovini, caprini ed ovini li hanno selezionati su base funzionale.